Compositore, organista e pianista francese.
Le vicende biografiche. Talento precoce, ricevette la prima educazione musicale in famiglia e a soli undici anni debuttò in pubblico come pianista. Studiò organo e composizione al conservatorio di Parigi con Benoist e Halévy; ricevette inoltre insegnamenti da Gounod. Concorse senza successo al Prix de Rome, ma nel 1852 vinse il premio della Società ceciliana con un'Ode a Santa Cecilia, e a diciott'anni compose la sua prima sinfonia. Dal 1853 fu organista in chiese parigine (Saint-Merry, la Madeleine, Saint-Séverin) e dal 1861 insegnò per cinque anni all'École Niedermeyer, ove ebbe allievi Fauré e Messager. Organista di grande bravura, improvvisatore eccezionale e dal 1875 anche concertista di pianoforte, si fece conoscere con tournées in tutta Europa, nelle Americhe, in India e in Egitto, ricevendo consensi da parte dei più celebri virtuosi del tempo: A. Rubinstein, Clara Schumann, P. de Sarasate, e soprattutto Liszt, al quale fu particolarmente legato. Partecipò attivamente alla vita musicale di Parigi, e nel 1871, dopo la guerra franco-prussiana, fondò con R. Bussine e altri la Société nationale de musique con lo scopo di diffondere la musica francese contemporanea. Critico musicale su varie riviste e gazzette, fu polemista vivace ma non sempre coerente né particolarmente aperto alle novità; difese Berlioz, Bizet, Franck, mostrando invece incomprensione nei confronti di Debussy. Aderì in un primo tempo all'estetica wagneriana, da cui in seguito si staccò per ragioni nazionalistiche e nel nome di un ideale classico in cui intese ritrovare l'identità della musica francese. Il temperamento razionalistico e un certo gusto formalistico lo hanno talvolta fatto paragonare a Ravel: ma dal suo classicismo sono assenti quei caratteri di aspra essenzialità, deformazione ironica e intellettualistica raffinatezza che saranno invece propri dei neoclassici parigini del '900. L'ideale classico di S.-S. resta, sul piano stilistico come su quello ideologico, del tutto interno alle coordinate della musica ottocentesca e, per quanto nazionalisticamente motivato, in gran parte legato al modello di Mendelssohn. La predilezione per i soggetti mitologici e arcaici e certo scientismo di stampo positivistico (S.-S. fu tra l'altro un appassionato di acustica e di astronomia) lo accostano semmai al contemporaneo movimento parnassiano. Più che un rapporto nuovo con le convenzioni e le maniere classiche, S.-S. ricerca in queste la certezza delle forme stabili e collaudate: di qui il rischio del conformismo pedante e dell'accademismo frigido che incombe su non poche delle sue composizioni.
L'imponente produzione teatrale e sinfonica. La sua produzione, tra le più ingenti dell'Ottocento francese, conta oltre 165 numeri d'opus distribuiti in ogni campo, dal teatro alla musica sacra, dalla sinfonia alla musica da camera. Merito di S.-S. fu di avere ridestato in Francia, in un'epoca di predominio operistico, l'interesse per la composizione strumentale e sinfonica. Al teatro diede una quindicina di opere di soggetto antico e serioso, oscillante fra l'esotismo e la voga neo-greca diffusa dal Secondo Impero: Sanson et Dalila (Sansone e Dalila, rappresentata a Weimar nel 1877 per interessamento di Liszt), Henry VIII (1883), Proserpine (1887), Ascanio (1890), Hélène (1904), Déjanire (1911). Inoltre, varie musiche di scena (Antigone, Andromaca ecc.) e per il film L'assassinat du duc de Guise (1908). Nonostante lo scetticismo ostentato da S.-S. in materia religiosa, la produzione sacra conta alcuni lavori di grande respiro (4 oratori, fra cui Le déluge, 1876, e una Messa da requiem), oltre a 2 Salmi con orchestra e vari mottetti. Ma soprattutto imponente è la sua produzione strumentale, e particolarmente pregevole quella successiva al 1875, ove il formalismo appare riscattato da un gusto timbrico più corposo ed eccitato: si ricorda specialmente la Sinfonia in do minore con organo e 2 pianoforti concertanti (1886), ultima delle sue 3 sinfonie (due altre furono da lui distrutte). In campo sinfonico si contano ancora 4 poemi sinfonici (fra cui Danse macabre, 1874, in cui impiega tra i primi lo xilofono, e La jeunesse d'Hercule, 1877), e vari brani improntati a una vena turistico-esotica: Suite algérienne, Une nuit à Lisbonne e Jota aragonesa (1880); Rapsodie d'Auvergne (1884) e la fantasia Africa (1891) per pianoforte e orchestra; Havanaise (1887) e Caprice andalou (1904) con violino solista. Compose inoltre 5 concerti per pianoforte e orchestra (interessante l'ultimo, per la struttura ciclica, il virtuosismo strumentale e il colore esotico), 3 per violino e orchestra e 1 per violoncello, e altri brani da concerto per solista e orchestra (Introduction et Rondò capriccioso per violino, La Muse et le Poète per violino e violoncello, Wedding-Cake per pianoforte ecc.).
La musica per pianoforte e da camera. Una vena disimpegnata e salottiera predomina nella produzione per pianoforte solo (pezzi caratteristici, capricci, valzer e altre danze), a testimonianza di una certa decadenza di prestigio e status sociale dello strumento negli ultimi decenni del secolo in Francia. Altri lavori (fantasie, preludi e fughe) furono composti per l'organo, e una Fantasia per arpa. L'opera da camera di S.-S. spazia in una varietà di combinazioni strumentali: assai noto è il Carnaval des animaux (1886, contenente la Morte del cigno, resa celebre dal coreografo Fokine) per 2 pianoforti, archi, flauto, clarinetto, xilofono e armonica, alla cui esecuzione l'autore si oppose ostinatamente. Inoltre: il Settimino per tromba, pianoforte e archi (1881); un Quintetto (1858) e un pregevole Quartetto (1875) con pianoforte, 2 quartetti per archi (1899 e 1919); 2 trii con pianoforte (1869 e 1892); una Sérénade per violino, viola, pianoforte e organo (1865); 2 sonate e altro per violino e pianoforte; 2 sonate, una suite e altro per violoncello e pianoforte; 3 sonate rispettivamente per oboe, per clarinetto e per fagotto e pianoforte (1921). Infine, S.-S. scrisse musica corale profana e oltre 100 liriche per canto e pianoforte.