Pianista e scrittore austriaco, Brendel è considerato uno degli interpreti più raffinati della letteratura pianistica fra quelli espressi dalla scena classica nella seconda metà del ventesimo secolo.
Figlio unico di una famiglia di non musicisti, si trasferì a Zagabria con la famiglia all'età di 6 anni e più tardi a Graz.
I Brendel vissero in quella città durante la Seconda guerra mondiale, ma verso la fine del conflitto il quattordicenne Alfred fu mandato in Jugoslavia a scavare trincee.
Soffrì di congelamento e fu mandato in ospedale.
Nonostante Alfred abbia avuto un'educazione musicale poco regolare, e a dispetto del fatto che poté prendere lezioni di pianoforte solo occasionalmente, il suo eccezionale talento sarebbe riuscito a farlo emergere come interprete, in seguito soprattutto a un eccezionale concerto beethoveniano tenutosi alla Queen Elizabeth Hall.
All'attività di concertista, consolidatasi nel corso dei decenni fra gli anni settanta e i primi anni del duemila, ha affiancato quella di teorico e divulgatore musicale, attraverso la pubblicazione di alcuni libri intelligenti e godibili anche per i non specialisti della musica.
Il modo di suonare di Brendel è stato spesso descritto come musicalmente analitico.
Lui ritiene che il compito di un pianista sia quello di rispettare le volontà del compositore senza sovrapporsi alla sua intenzione, né aggiungere effetti personalistici alla musica.
Il 5 ottobre 2011, l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro gli ha conferito la laurea honoris causa in Lingue e letterature moderne.
Fra i suoi titoli pubblicati in Italia ricordiamo Il paradosso dell'interprete (Passigli 1997), Il velo dell'ordine. Conversazioni con Martin Mayer (Adelphi 2002), Playing the human game (Phaidon 2010) e Abbecedario di un pianista (Adelphi 2014).