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Con Il canto dell'anima riscopriamo la genialità di uno dei personaggi fondamentali della cultura musicale occidentale del secolo scorso, percorrendo le connessioni tra campi del sapere apparentemente distanti che solo una personalità come quella di Sinopoli può sperare di conciliare in un'opera più grande di qualsiasi composizione: una vita dedicata all'arte e alla conoscenza.
«Veneziano di nascita, lego la mia origine a quella parte della Sicilia che sta ad oriente e che sotterranei percorsi uniscono a quell'antichissima cultura che fu la società dei vecchi maestri greci che da Anassimandro corre fino a Empedocle.» Con queste parole Giuseppe Sinopoli apre il suo breve autoritratto, presentandoci un uomo in grado di trascendere i confini del suo tempo e del suo, amatissimo, paese di nascita. Sinopoli non si è limitato a essere uno dei più rinomati compositori e direttori d'orchestra, nonché il primo italiano a dirigere "L'Anello del Nibelungo" al festival wagneriano di Bayreuth, nel 2000: era un pensatore poliedrico e uno studioso instancabile, capace di passare dalla psicoanalisi all'archeologia, appassionato delle leggende nordiche quanto delle tradizioni esoteriche dell'antico Egitto; e, sopra e prima di tutto, un amante della vita in ogni sua espressione. A vent'anni dall'enigmatica e prematura scomparsa di Sinopoli sul palco dell'Aida a Berlino, in "Il canto dell'anima" Gastón Fournier-Facio raccoglie, insieme a un intenso ricordo di Luciano Berio, saggi e interviste di alcuni dei più autorevoli intellettuali e musicologi del panorama attuale, quali Leonetta Bentivoglio, Sandro Cappelletto, Michele dall'Ongaro, Mario Messinis, Dino Villatico e molti altri che hanno avuto la fortuna di conoscere Sinopoli e di condividere con lui scoperte e riflessioni. Concludono la raccolta sei saggi scritti da Sinopoli stesso: illuminanti analisi di Schubert, Schumann, Wagner e Richard Strauss attraverso le quali si scorge l'acutezza del suo sguardo entusiasta.
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