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Amo dunque sono - Sibilla Aleramo - copertina
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Amo dunque sono
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Amo dunque sono - Sibilla Aleramo - copertina

Descrizione


"La mia unica opera di getto": così Sibilla Aleramo definì questo romanzo epistolare, pubblicato nel 1927. Sono quarantatré appassionate lettere all'amante lontano, scritte per divenire, al suo ritorno, il "loro libro". Protagonisti Sibilla e Luciano, enigmatico e bellissimo giovane che si sottrae al suo amore per un ritiro spirituale iniziatico. Luciano fu nella realtà Giulio Parise, fascinoso mago del cenacolo di Julius Evola, amato dalla scrittrice fra il 1924 e il 1926. Un romanzo quindi autobiografico, che conserva tuttora la sua vivacità e sincerità e ricchezza, e mette a fuoco le perverse atmosfere della buona società romana del periodo fascista. Come sempre, anche in queste lettere mai spedite, l'autrice si abbandona ai ricordi, soprattutto amorosi, e alla confessione delle più impercettibili sensazioni fisiche e psicologiche. Il libro, che anticipa la scrittura degli ultimi "Diari", dà valore letterario alla quotidianità ed evoca i fantasmi della solitudine, della miseria, dell'isolamento nel panorama culturale dei tempi. Sibilla Aleramo vi rivendica il diritto all'identità di donna e scrittrice in un mondo maschile e maschilista, mostrando la contraddittorietà insita nell'essere artefice e vittima della propria immagine pubblica.
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Dettagli

3
2016
Tascabile
28 aprile 2016
125 p., Brossura
9788807887734

Valutazioni e recensioni

MariaRosaria
Recensioni: 5/5
Consigliato

Lettere stupende. La scrittura di Sibilla Aleramo si conferma sempre coinvolgente.

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Recensioni: 5/5

Il titolo richiama il detto cartesiano “Cogito ergo sum” (Penso dunque sono), che intendeva legare indissolubilmente l’esistenza al pensare. Qui è l’amore che determina l’esistenza. “Amo dunque sono” è una raccolta di quarantatre lettere scritte e mai spedite a Giulio Parise, nascosto sotto lo pseudonimo di Luciano, pubblicata nel 1927. Le lettere ripercorrono il mese e mezzo di attesa dell’amato (luglio-metà agosto), ritiratosi volontariamente su un’isola per intraprendere un’esperienza di vita solitaria dedicata alla meditazione e alla spiritualità, lontana dalle persone e dalle lettere. Queste lettere compongono una sorta di diario di Sibilla, raccolgono i ricordi passati assieme e con altri amanti, il racconto delle giornate passate in attesa trepidante di Luciano, i sospiri e le speranze per il futuro incontro. Traspare da questa lettura la personalità di una donna forte, le sue difficoltà soprattutto economiche, il suo voler difendere il proprio amore e il proprio essere sono paragonabili all’attesa di Penelope per Ulisse nell’ “Odissea”. Nonostante le sofferenze del non sapere nulla di Luciano Sibilla non perde mai le speranze, aspetta e conta i giorni che li separano. L’amore che viene fuori da queste lettere è sia passione che spiritualità, ricerca del contatto empatico ma anche del rapporto carnale.

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Sibilla Aleramo

1876, Alessandria

Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, è stata la più importante scrittrice italiana del primo Novecento a impegnarsi nel movimento di liberazione delle donne, sia con l'esempio della propria vita, sia attraverso scritti giornalisti, racconti e romanzi. Ebbe una tempestosa relazione con Dino Campana. Il suo primo romanzo, Una donna, uscì nel 1906, seguito soltanto nel 1919 da Il passaggio. Della sua vasta produzione ricordiamo: Momenti (1920), Amo, dunque sono (1927), Il frustino (1932), Gioie d’occasione (1930), Orsa minore (1938), Gioie d’occasione e altre ancora (1954), Aiutatemi a dire (1951) e Luci della mia sera (1956).

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