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Non è assolutamente un caso che William Friedkin, regista recentemente scomparso e capace di attraversare vari generi fra i quali l’horror, con L’Esorcista e i film d’azione, torni a distanza di poco più di due lustri a sondare proprio quest’ultimo genere. Se nel precedente Il braccio violento della Legge la linea di divisione fra criminali e forze dell’ordine era ben marcata. In questo caso siamo invece al cospetto di una serie di vicende nelle quali le zone d’ombra sono numerose e chi lotta per vendetta e giustizia, fosse anche solo personale, è il caso del detective Chance, è veramente pronto a tutto pur di arrivare al risultato. Friedkin rapito dal romanzo omonimo dell’autore Gerald Petievich, presente in qualità di co-sceneggiatore, confeziona un orologio narrativo e di azione di rara efficacia grazie a una sceneggiatura che non lascia nulla al caso, incluso la perfetta caratterizzazione psicologica di ogni characters, e grazie a un cast scelto per ragioni economiche, ma che negli anni a seguire avrebbe rappresentato la nuova Hollywood. William Petersen, che all’epoca era un attore giovane e in rampa di lancio crea un antieroe caratterizzato in maniera convincente grazie anche a doti fisiche per le quali lo stesso Petersen non è assolutamente conosciuto. Basti pensare al Gil Grissom di CSI – Scena del Crimine , ruolo cerebrale che lo ha reso noto al grande pubblico. A fargli da antagonista un Willem Dafoe meno luciferino del solito ma con capacità recitative che già a metà degli ’80 erano sotto agli occhi di tutti. Terzo coprotagonista l’allora giovane John Turturro, nella parte di un microcriminale alleato di Dafoe. Aiutato dalla fotografia firmata da Robby Müller, e dalla splendida colonna sonora creata ad hoc dalla band: Wang Chung, la pellicola di Friedkin rappresenta ancora oggi un eccellente successo narrativo e un deciso cambio di registro di un genere, il thriller, capace di calarsi nel mondo patinato degli anni ’80.
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