Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

Scene di vita quotidiana si susseguono in questo film di Roy Andersson. Momenti banali, talvolta privi di significato. I due protagonisti, ammesso che si possa parlare di protagonisti (perché come nella commedia della vita vi sono solo comparse e ciascuno è protagonista della propria tragedia), sono due tristi venditori ambulanti. Vagano smarriti provando invano a vendere degli scherzi di carnevale, il cui pezzo forte è la grottesca maschera di zio dentone. E grotteschi sono spesso i toni del film, come se Andersson volesse porci col suo humour inconfondibilmente scandinavo (ricorda Kaurismaki) di fronte all'assurdità della vita e alla mancanza di senso dei nostri consumati gesti quotidiani. Nella scena finale delle persone conversano per la strada scambiandosi vuote considerazioni sul tempo, domandandosi quale giorno della settimana sia. Dall'alto, appollaiato su un ramo di un albero, un piccione le osserva e, chissà, forse si interroga sul perché delle miserie umane.