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E' una pellicola che mette a nudo il vuoto delle esistenze dei suoi protagonisti maschili che (ri)vivono il loro rapporto conflittuale con la rispettiva figura paterna, castrante fino all'annullamento delle proprie personalità. E' un film molto particolare, carico di un'atmosfera quasi irreale che isola ermeticamente verso il mondo esterno i personaggi, privilegiando un'ambientazione che sfiora l'onirico. Una pellicola particolare, non molto usuale nel panorama del cinema italiano e di non facile fruibilità, si esprime più con le immagini che con le parole, ma se volete vedere una pellicola diversa e certamente più impegnativa, questa può fare al caso vostro.
Il film è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e lì è stato ampiamente sbeffeggiato. In realtà si tratta di un film che, anche se non alieno da pecche, è molto interessante, così come lo era, forse anche di più, il precedente film del regista, LA SPETTATRICE. La caratteristica principale di Franchi è di non scegliere mai vie facili (forse per questo i suoi sembrano film così poco italiani!), il suo limite è a volte quello di eccedere in "estetismo". Nel film non è originale il tema in sé (il contrastato rapporto fra padri e figli), è originale il modo in cui questo tema, vecchio come il mondo, viene svolto:due storie parallele i cui elementi,agli inizi molto nebulosi, si incastrano lentamente gli uni agli altri creando a poco a poco un quadro di rapporti sempre più chiaro ed esplicito ma allo stesso tempo anche molto complesso. Come nel film precedente, anche in questo la fotografia gioca un ruolo fondamentale, una fotografia dai toni per lo più cupi, quasi a voler soffocare i personaggi. Un paio di sogni-incubi il regista avrebbe fatto meglio a risparmiarceli, ma per il resto il film funziona egregiamente. Ottimo Elio Germano (ma ci sarà mai qualcuno che lo utilizzerà per farne un personaggio del tutto "normale"?) e brava Irène Jacob.Bruno Todeschini non convince del tutto, non è proprio il massimo dell'espressività.
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