Regista statunitense. Comincia scrivendo drammi radiofonici, sceneggiature e romanzi in cui evidenzia da subito il piglio e i ritmi dell'autore di storie forti e ben congegnate. Sceneggia fra gli altri Forza bruta (1974) di J. Dassin, uno dei capolavori del genere cosiddetto «carcerario», protagonista B. Lancaster alle prese con un sadico aguzzino e una evasione che sfocia in carneficina. L'esordio nella regia è del 1950 con La rivolta, melodramma di buona fattura seguito da altri sei film fra cui il noir con H. Bogart L'ultima minaccia (1952) e lo strappalacrime L'ultima volta che vidi Parigi (1954), con una L. Taylor all'apice della sua bellezza. La sua vera vocazione drammaturgica si esprime tuttavia al meglio nella rudezza e nella tensione: in tal senso gira nel 1955 la sua opera più famosa, Il seme della violenza, storia del professore G. Ford finito in un istituto di ragazzi disadattati, nel quale, fra colleghi ostili, gli toccherà condurre una dura battaglia umana e civile. Il film – che per la prima volta a Hollywood utilizza il rock 'n roll per la colonna sonora – fa scalpore e diventa il prototipo di una lunga serie di drammi dedicati al contrasto generazionale nelle metropoli degradate. Negli anni seguenti compie più di un'incursione nel filone intimista, come in Pranzo di nozze (1956), mostrando di saper governare anche i piccoli-grandi problemi di una coppia di fidanzati alle prese con i doveri del cerimoniale. Il suo filone principale resta comunque quello del melodramma con concessioni all'avventura tipo I professionisti (1966) e Stringi i denti e vai (1975), ma sono opere di rilievo anche La gatta sul tetto che scotta (1958) con L. Taylor e P. Newman, adattamento dall'omonimo dramma di T. Williams, e in anni più recenti In cerca di Mr. Goodbar (1977), film volutamente sgradevole, manifesto di una scelta di pessimismo che accompagna l'odissea di una insegnante dalla doppia vita (D. Keaton) nel suo amaro e, alla fine, tragico girovagare per bar malfamati.