(Firenze 1513 - Venezia 1548) scrittore italiano. Temperamento violento e incostante, condusse vita sregolata e sfogò il suo sconsiderato protagonismo con gesti clamorosi, come la deturpazione a Roma di statue e bassorilievi, per cui fu costretto a rifugiarsi a Firenze. Nel 1537 assassinò il duca Alessandro de’ Medici, di cui era cugino e confidente, difendendosi poi con una Apologia (1539 ca) che è considerata un capolavoro dell’oratoria cinquecentesca, per la perfetta concatenazione delle argomentazioni politiche e per la stringatezza incalzante dello stile. Da Bologna, dove aveva cercato riparo, andò esule in Turchia e in Francia. Stabilitosi poi a Venezia, fu ucciso da sicari del duca Cosimo. Scrisse anche rime, lettere e una commedia anticlericale (Aridosia, 1536), d’impianto classicistico e d’ispirazione machiavelliana. La sua ambigua figura ispirò divergenti interpretazioni poetiche e drammatiche: V. Alfieri esaltò il tirannicida libertario nel poema L’Etruria vendicata; A. De Musset ne diede, nel Lorenzaccio, una versione in chiave di amletismo amorale.