Benito Pérez Galdós è stato un narratore e drammaturgo spagnolo. Figlio di un militare di carriera, fece i primi studi in un collegio inglese delle Canarie. Nel 1863 si trasferì a Madrid per frequentare i corsi di diritto. Nel 1867 fu a Parigi, dove entrò in contatto con la narrativa realista e naturalista, ma soprattutto assimilò la lezione di Balzac. La sua carriera letteraria ebbe inizio nel 1873; il successo fu rapido e durò a lungo, tanto che dieci anni dopo lo scrittore veniva disputato quale candidato dai partiti politici. Viaggiò molto, in Spagna e all’estero. Nel 1907 e nel 1910 fu deputato repubblicano e svolse un’intensa attività nella coalizione repubblicano-socialista. Negli ultimi anni, cieco e malato, abbandonò il suo lavoro di scrittore e fu quasi dimenticato. La prima opera di P.G. è il romanzo La fontana d’oro (La fontana de oro, 1867-68). Nel 1873 fu pubblicata la prima serie degli Episodi nazionali (Episodios nacionales), una storia romanzata della vita spagnola nel sec. XIX, volta a offrire un’immagine dei grandi episodi storici ma, soprattutto, della «vita, del sentire e addirittura del respiro della gente». La seconda serie fu pubblicata nel 1875-79, la terza nel 1898-1900, la quarta nel 1902-07, la quinta nel 1907-12. La fama di P.G. tuttavia, più che a quest’opera monumentale è legata a 34 romanzi, scritti in epoche diverse e tra cui ricordiamo: Doña Perfecta (1876), L’amico Manso (El amigo Manso, 1882), Fortunata e Giacinta (Fortunata y Jacinta, 1886-87), Realtà (Realidad, 1889), Ángel Guerra (1890-91), Tristana (1892), Nazarín (1895) Misericordia (1897). Fu anche autore di opere teatrali che sulla scena ebbero scarsa fortuna: Electra (1901), Santa Juana de Castilla (1918) ecc., molte delle quali tratte dai suoi stessi romanzi.P.G. può essere considerato il massimo esponente del realismo spagnolo del sec. XIX. Come autore di romanzi storici è più vicino a Balzac che a Tolstoj; nei romanzi d’ambiente borghese e di fine Ottocento si mostra narratore particolarmente ricco e articolato. Egli assorbe la lezione naturalista in una dimensione più vasta e più complessa, sempre al servizio dei personaggi e delle loro vicende, che, in taluni casi (in Fortunata e Giacinta e in Misericordia in modo preminente), assumono caratteri emblematici o sfumati, ambigui o poliedrici, in un tessuto dialogico che richiama Dickens e Tolstoj, e, in alcuni casi ancora, anticipa le forme pirandelliane dell’Unamuno romanziere. Arrivato tardi sulla scena europea, a causa dell’isolamento della cultura e della letteratura spagnola del sec. XIX, P.G. non ha ancora all’estero una fama commisurata al valore della sua opera.