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"Il Labirinto del Fauno", di Del Toro: un film che ha diviso il pubblico. Ascoltando le motivazioni di coloro cui non è piaciuto ho notato che l'accusa principale che gli viene fatta è quella di non rientrare nei canoni dei generi cinematografici, ponendosi in un terreno indefinito a metà strada tra i generi fantasy, horror, splatter e storico. Ambientato nella guerra civile spagnola, effettivamente, questo è un film storico anche molto realistico (fino al limite dello splatter) con continue e brusche incursioni nel fantastico, dove spesso riesce a generare una paura profonda e terrificante degno del miglior horror; inoltre è un film che descrive l'universo fantastico e onirico infantile ma non è certo un film per bambini. Giusto che chi va al cinema con la griglia e le aspettative dei distinti generi cinematografici rimanga profondamente deluso, e si distacchi emotivamente dal film già dopo le prime scene. Noi sappiamo però che i capolavori se ne infischiano dei confini formali dei generi e questo film è per me un capolavoro assoluto. Il corto circuito continuo e apparentemente schizofrenico tra realtà storica e fantasia, vissuto attraverso la visuale di una bambina vittima innocente, in entrambi i piani, degli eventi che la travolgono, ha un ritmo potente e coinvolgente e chi ci si abbandonerà lasciandosi trasportare senza riserve dalle sue ondate sempre più serrate sarà condotto in un crescendo narrativo ed emotivo impressionante e talvolta difficilmente sostenibile per l'intensità e la forza delle immagini, un crescendo che culmina nell'efficacissimo finale in cui i drammi vissuti dalla bimba sui due diversi piani (fantastico e reale), fino ad allora vissuti in modo parallelo e poco collegato, finiscono per confluire moltiplicando le drammaticità di cui sono portatori. Se c'è un parallelo cinematografico possibile questo è secondo me "Dancing in the dark" di Von Trial, dove si realizza un crescendo simile in corto circuito tra realtà (la vicenda cruda e drammatica ambientata realisticamente nella società americana) e fantasia (il mondo mitico e felice del musical americano), due piani distinti e contrastanti vissuti parallelamente dalla protagonista che confluiscono con grande drammaticità nel momento della sua esecuzione, in cui lei, condannata a morte ingiustamente dalla legge americana, muore cantando tra le lacrime la canzone "My favourite things", icona musicale che incarna i sogni felici propagandati dal musical americano. Analogamente nel momento culminante de "Il Labirinto del Fauno" la piccola protagonista muore uccisa dal crudele comandante franchista ma in quello stesso istante ritorna ad essere regina nel suo regno fantastico. Allora noi ci chiediamo, ovviamente, quale sia la realtà "vera" per il film: la risposta è nelle ultime scene dalle quali sembra di poter capire che la piccola martire continua spiritualmente a vivere incoronata come regina nella memoria della gente. Diversamente dal carnefice che muore senza futuro, senza eredi, senza sogni: suo figlio infatti verrà adottato tra la gente che non trasmetterà a lui la memoria di chi gli è stato padre
Guillermo Del Toro lavora ormai stabilmente su due fronti. Su quello hollywoodiano (vedi Blade 2) prova a 'inserire caviale negli hamburger', come ama dire. Si permette di rinunciare alla chiamata per Harry Potter e il prigioniero di Azkaban per completare il progetto di Hellboy e poi torna ai suoi amati racconti che rileggono la realtà storica in chiave fantasy-horror. Il franchismo in modo particolare lo appassiona in quanto messicano cresciuto sotto il tallone di una nonna ultraconservatrice in materia religiosa. Senza i mezzi delle megaproduzioni statunitensi ma con un' accuratezza e sensibilità che spesso a quelle dimensioni produttive finiscono con lo sfuggire, Del Toro ci parla di soprusi e di innocenza, di ricerca di un mondo 'altro' in cui trovare la pace senza però rinunciare alla propria integrità di essere umano in formazione. Un film per giovani-adulti e per adulti-giovani il suo, meno facile da 'vendere' a un pubblico ben definito ma, anche per questo, più interessante.
La piccola Ophelia incontra un'ambigua creatura sotterranea, che le propone di divenire la principessa del suo mondo, qualora riesca a superare tre ardue prove. Il Labirinto del Fauno è una drammatica riflessione sulla guerra. Nella Spagna fascista la giovane Ophelia giunge con la madre in un casolare in campagna, ove risiede il presunto padre, un crudele capitano franchista. Qui la bimba conosce gli orrori e le violenze di quel periodo. Film a episodi quindi? Tutt'altro. Ophelia non può comprendere la realtà che la circonda, perciò si "rifugia" in un'avventura dai tratti fiabeschi, inseguendo la magia di trasformarsi in una principessa. Parallelamente, nel mondo reale si spezzano vite, si consumano tradimenti, si esercitano poteri ed oppressioni.
Recensioni
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