Alain Robbe-Grillet è stato uno scrittore e regista cinematografico francese. Il suo scritto teorico Una via per il romanzo futuro (Une voie pour le roman futur, 1956) fu considerato il manifesto del «nouveau roman»: R.-G. vi fissa i tratti distintivi di un nuovo concetto narrativo che rifiuta il romanzo tradizionale, presunta mimesis del reale ma in verità sua antropomorfizzazione. L’opera di R.-G. è stata percepita come una revisione radicale dello statuto degli oggetti, anzitutto perché la descrizione dell’oggetto nel suo «essere lì», nel suo puro rilievo ottico, senza profondità né significanza, è un elemento decisivo di quella rottura con una visione umanistica del mondo auspicata appunto da R.-G. Le gomme (Les gommes, 1953), Il voyeur (1955), La gelosia (La jalousie, 1957), Nel labirinto (Dans le labyrinthe, 1959), La casa d’appuntamenti (La maison de rendez-vous, 1965), Progetto per una rivoluzione a New York (Projet pour une révolution à New York, 1970), Ricordi del triangolo d’oro (Souvenirs du triangle d’or, 1978), Topologia di una città fantasma (Topologie d’une cité fantôme, 1981), Djinn (1981) sono illustrazioni notevolmente efficaci (anche se a volte ripetitive) delle sue tesi, ispiratrici della cosiddetta «école du regard» (scuola dello sguardo). Questi testi non vogliono essere storie «da consumare» in un atto passivo di lettura; leggere significa per R.-G. inoltrarsi in un labirinto in cui l’immaginario del soggetto che legge sarà continuamente attivo e disposto a produrre senso. La sua attività cinematografica, sottoposta alla stessa revisione della funzione narrativa, si è aperta con la sceneggiatura di L’anno scorso a Marienbad (1961, reg. A. Resnais) e si è sviluppata con diverse regie in proprio: L’immortale (1963), Trans-Europ-Express (1966), L’uomo che mente (1967), Oltre l’Eden (1971), Slittamenti progressivi del piacere (1974), tutti film dagli ingredienti beffardamente fumettistici, dove la riflessione sul ruolo del montaggio, sulla concatenazione delle sequenze, sulla capacità delle immagini di mettere sullo stesso piano il mondo reale e quello onirico acquista un nuovo, determinante rilievo. Momento decisivo della letteratura francese (e forse europea) negli anni ’50 e ’60, il «nouveau roman» ha trovato in R.-G. un teorico e allo stesso tempo un autore che ha tradotto in opere di indubbia originalità la sua riflessione teorica. Dei suoi anni più impegnati, delle sue ambizioni e della sua sincerità egli dà una sintesi in un’autobiografia (reale e immaginaria) in tre volumi: Lo specchio che ritorna (Le miroir qui revient, 1985), Angelica o L’incanto (Angélique ou l’Enchantement, 1988), Gli ultimi giorni di Corinto (Les derniers jours de Corinthe, 1993, nt). Fra le opere più recenti si segnala La ripresa (La reprise, 2001), poliziesco mistificatorio dove la soluzione del caso si trova nella scrittura e non nella storia.