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Anno edizione: 2016
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La follia si manifestò in Nietzsche fra gli ultimi giorni del 1888 e i primi del 1899, quando egli abitava a Torino. Finalmente Adelphi ha pubblicato le “Lettere da Torino”, restituendoci un Nietzsche estremamente fedele ai propri principi:leggendo le “Lettere” si ha l’impressione che la demenza fosse per lui la traduzione nelle realtà della sua filosofia. Impazzendo, Nietzsche divenne il Superuomo: colui che poteva tollerare la morte di Dio, operare una trasvalutazione di tutti i valori, accettare l’eterno ritorno, emancipare l’umanità intera da tutte le antiche leggi morali, nel segno del dionisiaco. Le “Lettere”, tuttavia, offrono un affresco straordinario dell’uomo Nietzsche. Un Nietzsche umano, troppo umano, fino a suscitare una certa tenerezza e compassione nel lettore. Il 27 settembre 1888, scrive a Heinrich Köselitz:” La cosa più pericolosa è stata una lunga traversata di notte a Como attraverso il terreno allagato, sopra un’esile passerella di legno … Sono arrivato a Torino spossato dall’aria molle e sgradevole della Lombardia: ma strano! Di colpo è andato tutto a posto. Meravigliosa limpidezza, colori autunnali, e su tutto quanto una deliziosa sensazione di benessere. In due cose essenziali, ovvero alloggio e trattoria, la mia seconda apparizione ha trovato la migliore accoglienza. Per quanto concerne il primo, ordine, pulizia,premura sono aumentati del 50 per cento; nella trattoria la bontà, in quantità e qualità, del 100 per 100, e in entrambi i casi senza che i modicissimi prezzi siano cambiati. Inoltre qui ho il mio sarto, che lavora come piace a me.”[F. Nietzsche, Lettere da Torino,pag. 37] Ancora all’amico Heinrich Köselitz, il 30 ottobre 1888:” Nella mia trattoria mi servono senza dubbio i migliori bocconi che vi siano … detto fra noi, finora non ho mai saputo che cosa volesse dire mangiare con appetito… Qui mangio con la più lieta disposizione d’animo … frutti,uva della più mora dolcezza … Trovo che qui valga la pena di vivere sotto tutti gli aspetti. Il caffè nei migliori locali, un bricchetto di una bontà rara, veramente di prima qualità, come non l’avevo mai assaggiato, 20 cent. – e a Torino non si lasciano mance - … Nella trattoria pago per ogni pasto un franco e 15 e lascio 10 centesimi più, cosa che viene decisamente considerata un’eccezione. A questo prezzo ricevo un’enorme porzione di minestra, sia asciutta che in brodo: grandissima scelta e varietà, e paste italiane tutte di prima qualità (solo qui ho cominciato a “imparare” le grandi differenze). Poi un eccellente pezzo di carne tenera, soprattutto arrosto di vitello, che non avevo mai mangiato da nessuna parte in questo modo, accompagnato da verdure, spinaci ecc. Tre panini, che qui sono molto gustosi, e per gli amatori i grissini, i sottilissimi bastoncini di pane che piacciono a Torino.” [F. Nietzsche, Lettere da Torino, pp. 56-58] Il tema del cibo torna in “Ecce homo”, scritto tra il maggio 1888 e il 2 gennaio 1889. Sbalorditivo il rapporto che Nietzsche stabilisce tra il cibo e la filosofia: ”Invero, fin dagli anni della mia maturità ho sempre mangiato male… Grazie alla cucina di Lipsia negai, ad esempio, molto seriamente nel periodo dei miei studi su Schopenhauer (1856), la mia “volontà di vivere”. Rovinarsi anche lo stomaco ai fini di un’alimentazione insufficiente, - la suddetta cucina sembrava risolvere questo problema in modo felice e ammirevole. Ma la cucina tedesca - in genere – cosa non ha sulla coscienza! La minestra prima del pranzo (chiamata “alla tedesca” già nei libri di cucina veneziani del XVI secolo); le carni troppo cotte, le verdure rese grasse e farinose; la degenerazione dei dolci in fermacarte. Se vi si aggiunge il bisogno bestiale dei vecchi tedeschi …. di bere dopo aver mangiato, si capirà anche l’origine dello “spirito” tedesco. – l’intestino in disordine… Lo spirito tedesco è un’indigestione, non assimila nulla. Anche la dieta inglese tuttavia, che paragonata a quella tedesca, persino a quella francese, è una sorta di “ritorno alla natura”, cioè al cannibalismo, ripugna profondamente al mio istinto; mi sembra che essa dia allo spirito piedi pesanti …. La cucina migliore è quella piemontese.” [F. Nietzsche, Ecce homo, Grandi Tascabili Economici Newton, pag. 239]. L’uomo Nietzsche ama i piccoli piaceri della vita in senso quasi epicureo. Altro che superomismo! («Dal mio concetto di superuomo lei si è ricavata - cosa che non le perdonerò mai - “una sovrumana impostura”». [ A Malwida von Meysenurg, 20 settembre 1888, in Lettere, op cit. pag. 54] Infine , tra le lettere inviate alla madre, una è particolarmente toccante per l’immediatezza emotiva quasi fanciullesca:” Questa volta la vecchia mamma si è dimenticata del compleanno della sua vecchia creatura, che, se non erro, cade il 15 ottobre.” [ A Franziska Nietzsche, 19 ottobre 1888, in Lettere, op. cit. pag 50] E’ un’osservazione quasi banale ma ciò non autorizza a sminuire la grandezza del pensiero di Nietzsche: semmai, ne rivela il carattere tragico e il valore esistenziale profondo. Ecce homo!
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