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La protagonista di questo bellissimo romanzo storico è Virdimura, una donna siciliana esperta in medicina, ha imparato dal padre ebreo Uria, esperto nella conoscenza di spezie ed erbe curative. A quei tempi non c'erano donne che lavoravano come guaritori, Virdimura è stata la prima a cui la Commissione di giudici ha acconsentito a darle la licenza per curare. Virdimura ci racconta il suo percorso per ottenere quello che le spetta di diritto, il lungo cammino di studi, di solitudine dopo la morte del padre, di accuse di stregoneria. Una donna istruita non era vista di buon occhio in quegli anni. Ma lei non si è arressa, ha lottato, si è impegnata a fondo, con accanto il suo amico di sempre, Pasquale, anche lui medico. Una storia intrigante e appassionante che ci porta indietro nel tempo quando i pregiudizi e le superstizioni frenavano la mente delle persone, impedivano alla medicina di andare avanti. L'autrice è stata bravissima a raccontarci, in termini medici, diverse situazioni. Questo romanzo è un tributo a una donna straordinaria che ha lottato per aiutare gli altri a guarire, anche di nascosto, rischiando tanto, fino a quando, da anziana non le è stata riconosciuta la licenza di medico. Virdimura si dedicava soprattutto ai bisognosi. E' una storia che ci insegna quanto sia importante lottare per quello che è giusto, ci insegna che tutti siamo uguali, che tutti possiamo aver bisogno di cure, e non deve essere lasciato indietro nessuno, soprattutto i poveri.
Ho acquistato questo romanzo spinta dalla pubblicità che lo riportava come la storia della prima donna medico autorizzata a praticare, per apprendere poi che la storia è ambientata nel 1300 e già scolarizza, a mia conoscenza, la figura di Trotula de Ruggiero. Superando questa incomprensione iniziale non ho apprezzato neanche lo stile del linguaggio, né il modo in cui è stata trattata la protagonista e voce narrante: sempre in relazione ai suoi uomini per sintetizzare poi la sua vita indipendente come medico da pagina 212 a 215.
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