Rimini

Penso che con "Rimini", Pier Vittorio Tondelli, una delle voci più incisive del panorama italiano degli anni '70 e '80, abbia dato una delle sue prove migliori di stile e competenza, soprattutto se si considera che questo fu considerato "una tremenda caduta di stile" da parte della critica e "un grande successo" da parte del pubblico. Un romanzo che di suo ha tanto dell'esperimento sociale, con uno scrittore che si presta a scrivere un romanzo "commerciale", ma al tempo stesso ha anche tanto dell'impronta tipicamente tondelliana. In uno scenario da film estivo, un po' commedia, un po' dramma, un po' mistery, Tondelli racconta varie vicende, riuscendo a districare più fili narrativi senza mai andare in confusione e regalandoci una serie di storie interessanti e regalandoci anche un romanzo pieno delle denunce e dei sentimenti violenti e appassionati che caratterizzano i suoi scritti. Un romanzo che non è per niente un fallimento del suo autore, ma un fallimento del pubblico che, sia da parte della critica che del pubblico, non venne, a suo tempo, davvero compreso.