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Anno edizione: 2020
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"Le storie del negozio di bambole" cerca di rispondere a questa domanda attraverso una narrazione divisa in sei capitoli, che corrispondono a sei storie che, a loro volta, utilizzano metodologie narrative diverse per veicolare messaggi diversi. I giocattoli, nello specifico le bambole, diventano uno strumento di analisi non soltanto della vera storia dietro la creazione delle stesse (con particolare attenzione anche alla spiegazione delle diverse tipologie esistenti al mondo), ma anche quali sentimenti leghino l'essere umano a questa riproduzione che ha tanto dell'umano quanto dell'inanimato. Protagonista del libro è Mio, una trentenne appena disoccupata che eredita dal nonno un negozio in cui vengono riparati bambole e orsacchiotti. Un'attività che sembra calata in un contesto fuori dalla concezione moderna per cui "ciò che è rotto si butta"; idea che perlomeno la narratrice non solo ha ma che riflette anche su se stessa. Per tutto il tempo del romanzo, infatti, il lettore è in grado di leggere i sentimenti più profondi di Mio, la quale, a modo suo, si sente rotta tanto quanto un qualsiasi giocattolo che le viene portato. Lascio a voi scoprire se anche lei riuscirà a ripararsi oppure no. In generale, è stata una bella lettura che ha avuto anche un giusto tempo, non si è dilungata troppo nella narrazione ed è finita nel l'esatto momento in cui ho sentito che sarebbe stato meglio se finisse. Strutturalmente parlando, è molto simile a "Finché il caffè è caldo", quindi la storia principale fa da contorno ai singoli racconti che hanno inizio e fine ben precisi.
Recensioni
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