(Cambridge, Massachusetts, 1894 - North Conway, New Hampshire, 1962) poeta statunitense. Figlio di un pastore della chiesa unitaria, studiò a Harvard. Durante la prima guerra mondiale fu soldato in Francia, anzi «in un campo di concentramento francese», dove restò segregato per tre mesi sotto l’accusa, infondata, di spionaggio: ne nacque un memorabile romanzo autobiografico, La stanza enorme (The enormous room, 1922), improntato al suo anarchismo di individualista irriducibile, erede della cultura del New England. Ancora un’esperienza vissuta fu all’origine di Eimi (1933), diario di un dantesco viaggio nella Russia stalinista. I più alti risultati di C. appartengono però alla poesia. Il suo primo libro di versi, Tulipani e camini (Tulips and chimneys, 1923) è giocoso e irriverente verso ogni forma di autorità costituita. I volumi successivi - da è 5 (is 5, 1926), Viva (1931), 50 Poesie (50 poems, 1940) a Xaipe (1950), 95 Poesie (95 poems, 1958), 73 Poesie (73 poems, 1963) - confermano il carattere libero e folgorante di una poesia i cui aspetti grafici riflettono le esperienze di C. come pittore e disegnatore di visionaria finezza. Le tematiche amorose o sociali e le figure simboliche - il circo, la Morte - delle sue «partiture» liriche si ripresentano nei testi drammatici: Lui (Him, 1927) e Santa Klaus (1946). Si è rimproverato a C. di non sapersi rinnovare, di celarsi dietro le bizzarrie tipografiche; ma, se queste ricordano Marinetti, la sua musica ha il timbro e il superiore equilibrio degli antichi madrigali. E il suo sperimentalismo, come la critica ha infine riconosciuto, è mosso dalla precisa volontà di potenziare la comunicatività del discorso poetico.