Dall'ingresso in Terra Promessa sotto la guida del taciturno ma bellicoso Giosuè alle prodezze di giudici e condottieri, dall'istituzione di un'imperfetta monarchia allo scisma nazionale, dall'esilio babilonese alla strabiliante avventura della regina Ester.
«Il Signore aveva creato il pesce che avrebbe ospitato Giona al tempo della creazione del mondo. Era un animale così grande che al suo interno Giona stava comodo come in un'ampia sinagoga: gli occhi fungevano da finestre e c'era anche un diamante luminoso come il sole a mezzogiorno che permetteva al profeta di vedere tutto ciò che c'era nel mare, sino ai fondali più remoti... il pesce prese a trasportare Giona ovunque ci fosse qualcosa da vedere: gli mostrò il fiume da cui proviene l'oceano, il punto in cui i figli d'Israele attraversarono il Mar Rosso, il Gehinnam e lo Še'ol, oltre a molti altri luoghi misteriosi e strabilianti.»
Si assiste, in quest'ultimo scorcio della storia biblica del popolo ebraico, a un vertiginoso incalzare di eventi, come se tutto fosse contagiato da un'accelerazione incontrollata. Dall'ingresso in Terra Promessa sotto la guida del taciturno ma bellicoso Giosuè alle prodezze di giudici e condottieri, dall'istituzione di un'imperfetta monarchia allo scisma nazionale, dall'esilio babilonese alla strabiliante avventura della regina Ester, ogni cosa avviene secondo un ritmo ben diverso da quello che anima le storie precedenti, dove i patriarchi e le tribù si muovono in un mondo lento come il passo dei cammelli nel deserto. Qui tutto cambia, in primo luogo perché dominano i fatti di sangue e di guerra; ma anche nei rari periodi di pace c'è come un'ansia, una frenesia, che produce un veloce susseguirsi di accadimenti, con i protagonisti che sembrano in preda alla fretta di dire, di fare. Persino l'epopea del grande Salomone è una rapida sequenza di immagini da cui emerge un sovrano ambivalente, grandioso e meschino al tempo stesso, sapiente e insieme terribilmente incauto. Le contraddizioni che dominano l'intero corpus di racconti sembrano qui moltiplicate, ingigantite – fermo restando lo sforzo continuo, e a volte sovrumano, di intravedere la mano di Dio e la sua parola nelle aporie della storia, in ciò che non è dato capire. Una storia più avvincente che mai, certo più imprevedibile che in passato. Una storia dove l'orgoglio nazionale deve costantemente fare i conti con gli imperdonabili errori dei capi, con la natura imperscrutabile dei nemici, con le debolezze del popolo. E soprattutto con il fatto che la disgrazia non è sempre tale e la buona sorte non di rado nasconde un cattivo auspicio: nulla è come sembra, neanche quando si tratta del prode Davide che uccide Golia o del perfido Aman che trama contro gli ebrei.
Leggi di più
Leggi di meno