L'identità

Il finale di questo libro mi ha sconvolta, lasciata a bocca aperta, tanto che ho dovuto rileggere l’inizio perché sentivo che forse qualcosa mi sfuggiva, ma d’altronde il titolo del libro è “l’identità” e la conclusione semplicemente spiega questo. Durante la lettura ci sono tantissimi spunti di riflessione e frasi che ti segnano. Consigliatissimo per chi ha voglia di immergersi in questa storia e di comprenderla a fondo.

La riflessione prende forma a partire dalla complessità dei primi capitoli: un amore problematico e moderno, una storia contemporanea, una donna che cerca il proprio spazio in una società conservatrice, tradizionalista, maschilista e patriarcale. Tuttavia, quando la vita stravolge il suo destino, l'essere umano si trova di fronte a due scelte. La prima: perdersi nella convenzionalità e nella rassegnazione. La seconda: ritrovarsi attraverso la stessa follia, un'allusione a un pensiero tanto fantastico quanto perverso. Su questo sottile filo, in bilico tra razionalità e delirio, oscillano i desideri e i sentimenti, che si trasformano in chimere pronte a proiettare su di noi mondi surreali, capaci di farci smarrire e di frantumare la nostra stessa identità. Ma chi siamo davvero, se non esseri destinati all'amore e alla follia degli eventi a esso intrecciati? Questa lettura incarna pienamente lo spirito di Kundera, un viaggio da intraprendere con mente aperta, senza limitarsi a una mera interpretazione letterale, ma accogliendo ogni simbolo che l'autore, con geniale maestria, ci invita a contemplare.

Sconcertante. All'inizio mi sembrava un normale racconto (assolutamente ben scritto) ma piatto e senza quei guizzi di genialità e profondità a cui Kundera abitua. Tutt'altro. Un crescendo, un'impennata improvvisa nella narrazione, ma non per le dinamiche di ciò che racconta, ma per quel confine impalpabile fra realtà e irrealtà, nella vita del racconto, che disvela man mano. Allora, ritrovi i guizzi di genialità e profondità a cui Kundera ti abitua, nella narrazione come nella riflessione. E ti lascia così, a chiedere e a chiedersi mille cose sull'amore. E sulla storia. Sconcertante.