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Elias Portolu, personaggio principale di un libro di Grazia Deledda, è un uomo insicuro, indeciso, spaventato. La vita lo mette di fronte a tante scelte, spesso difficili, e lui decide di non scegliere, si nasconde, evita di esprimere i suoi sentimenti. Il romanzo inizia con il suo ritorno a casa, dopo un periodo passato in carcere, è atteso con gioia perché la famiglia Portolu, famiglia di pastori sardi, ha molte cose da festeggiare: il ritorno del figlio, e l'imminente matrimonio di un suo fratello. Elias si innamora, ricambiato della fidanzata del fratello. Cosa fare? Confessare il suo amore, o "rispettare" il fratello e non dire nulla. Qual'e' la cosa giusta da fare? Cosa chiede la famiglia? È egoismo confessare questo amore? Elias, il "maschio", si presenta in tutta la sua fragilità non compresa dal padre, e afferma: "Mio padre dice che sono i vili a piangere; e che un sardo, un nuorese, non deve piangere; ma fa così bene! Altrimenti ci si schianta, in certe ore!". Lo sviluppo della storia è accompagnato dalla descrizione della vita del villaggio, delle feste paesane, delle relazioni tra le persone. I personaggi vengono descritti attraverso le loro parole e opinioni, sono caratterizzati dal pensiero, dalla psicologia. Mi è piaciuto leggere questo libro, pone molti quesiti e si presta a diverse interpretazioni. Elisa Portolu è vittima di una società patriarcale e arcaica o è una persona estremamente egoista? Qual'e' il confine tra il bene e il male? Quando sono le nostre esigenze a prevalere su quello degli altri? Elias ha due consiglieri, che puntualmente gli danno consigli opposti, ogni persona ha esperienze e opinioni diverse, non per forza una sbaglia.