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Un libro che lascia interessanti spunti di riflessione, sta al lettore non trascendere in strumentalizzazioni varie.
un classico
Scritto nel ‘48 da Blair noto come Orwell (vita straordinaria), “1984” è un romanzo distopico dal linguaggio POTENTE. In una società immaginaria (?) governata dalla falsificazione, dal totalitarismo, dall’ annientamento dell’individuo e della memoria storica, Winston si ostina ad essere spazio autonomo di libertà e di democrazia. La narrazione apprende la consapevolezza della relatività del linguaggio, la duttilità basata sulle esigenze del potere e della falsità ideologica. Il mondo antico - la mansarda di un rigattiere - diventa un nascosto angolo di libertà, da cui apprendere che la Guerra è un’impostura, una messa in scena atta ad assoggettare la popolazione alla logica del Partito, al Grande Fratello, alla vigilanza assoluta. Il controllo della mente, del pensiero, si concretizza nel Bipensiero, strumento che opera la modifica del passato la sua riscrittura continua, affinché se ne perda il valore autentico della memoria. La Storia è mutevolezza del presente, ogni istante non ha più esistenza oggettiva: è modificabile. La vita è caratterizzata dal dualismo tra l’istante e il volere costitutivo di quell’istante, che inconsciamente ne autorizza e giustifica la modifica. Un romanzo che andrebbe riletto negli anni, nelle scuole, che invita a rimanere VIGILI e attenti ai cambiamenti esterni e a come questi possano influenzare la coscienza degli individui, un insegnamento alla forma dubitativa del vivere, anche di se stessi e del proprio pensiero compromesso dal seducente linguaggio della propaganda politica. Un CAPOLAVORO del pensiero. #lingegnerechelegge
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