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Anno edizione: 2024
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Da Tito Lucrezio Caro a Renan, da Feuerbach a Freud e poi Spinoza, Manzoni, Beethoven, Nietzsche, Leopardi, i suoi maestri sono pensatori, poeti, narratori, musicisti: una costellazione ampia che non esita a chiamare il suo pantheon, figure che hanno arricchito il suo percorso professionale e, insieme, la sua consapevolezza di cittadino.
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L'esistenza è un apprendistato, su molte materie, amicizie, affetti, scelte, gerarchie, entusiasmi, delusioni e rinunce: tutte contribuiscono all'arte più grande di tutte, quella di vivere. L'autobiografia di Augias è un reportage della sua vita, ma anche della storia d'Italia, infarcito di quella letteratura, arte, musica, filosofia, religiosità, società e costumi. Gli studi, poco convinti, in giurisprudenza; gli approcci con una politica mossa da idee e valori; i primi concorsi, che predilessero la carriera in Rai. Il racconto è tutt'altro che una geremiade. E' il cammino di un uomo profondamente razionale, che ha sempre cercato di adeguare il passo alle circostanze. Occorre fermarsi il tempo giusto, per osservare e comprendere, senza preclusioni e preconcetti. Ne origina un'analisi onesta del rapporto con la filosofia e con la religione, imposta nell'adolescenza, rispettata nelle sue ritualità nell'età adulta, in una ridefinita condizione di ateismo. «Il vecchio, arrivato a pochi passi dall'uscita, si guarda intorno sbalordito da un mondo che fatica talvolta a riconoscere e che spesso gli piace poco.». La conoscenza, ormai, è diffusa e parcellizzata, liberamente accessibile, tanto per chi la produce, quanto per chi la ricerca, minandone l’attendibilità. La fisicità è soppiantata dalla dematerializzazione. La religione ha subito l'onta della secolarizzazione, senza essere stata rimpiazzata da un adeguato impianto valoriale. Lo sguardo, però, non si vena di censura, è sempre analitico, votato alla comprensione, alla ricerca delle cause, coadiuvato anche da un prudente ottimismo. Perché, in fondo, dopo gli spezzoni di vita, trascorsi tra Roma, Parigi e New York, impostata da una formazione liceale sostanziale, addentellati con la guerra, gli entusiasmi della rinascita economica e delle conquistate riforme sociali, costellati dalla presenza di Maestri e delle loro opere, l'insegnamento è uno solo: la vita s'impara, anche, purtroppo, senza saperlo per tempo.
Un saggio dove l’autore racconta il percorso della sua vita e scorre la storia dell’Italia, dall’infanzia passata in Libia con un padre ufficiale della Regia Aeronautica, la guerra, gli anni in un collegio cattolico, la sua vita professionale, giornalista ed inventore di programmi come Telefono Giallo, Babele, Città segrete, La Gioia della musica. E poi ci fa entrare nelle letture che hanno influenzato la sua vita da Tito Lucrezio Caro a Renan, da Fuerbach a Freud, Nietzsche, Spinosa, Leopardi e la musica con Beethoven. E’ a mio avviso un saggio che si legge con la consapevolezza che la pagina successiva ti arricchirà sempre di più culturalmente, è una scrittura dallo stile pacato come la sua voce. Riprendendo le parole di John Malkovich, attore: <<si vive senza capire granché, quando si afferra il senso della vita è ora di finire>>, l’autore scrive << ora so che la vita s’impara e va un po' meglio, però s’è fatto tardi>>.
Affascinante racconto, gran parte autobiografico. Ho amato tutti i suoi libri, ma questo lascia l'amaro in bocca. Il motivo è semplice: Augias sente dentro di se che questo potrebbe essere il suo ultimo libro.
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