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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
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Libro incluso nella cinquina finalista del Premio Strega 2023Libro vincitore del Premio letterario nazionale per la donna scrittrice - Premio speciale della giuria 2023, del Premio Asti d'Appello 2023 e del Premio Letterario Internazionale Casinò di Sanremo - Antonio Semeria 2023 - Narrativa
Dall’autrice del bestseller internazionale Le assaggiatrici, premio Campiello 2018, un romanzo epico e intimo, ispirato a una storia vera. L’avventura di una ragazza e due ragazzi cui il destino ha tolto tutto, ma che senza nemmeno saperlo finiranno per salvarsi l’un l’altro la vita.
Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita.
«Il tema della separazione è quello che mi ha spinto a scrivere questo romanzo. Un romanzo di invenzione che racconta cosa vuol dire essere figli e cosa vuol dire essere genitori.» - Rosella Postorino
«La distanza della guerra viene come annullata: quelle vite sono tali quali le nostre, sovrapponibili e comprensibili. Un libro struggente e quasi liberatorio, sull'impossibilità di essere figli - eventualmente genitori - senza tradire chi si ama di più.» - Corriere della Sera - 7
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto. Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo. Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.
Proposto da Nicola Lagioia al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «Nell’ultima decade del Novecento ci siamo cullati nell’illusione che la Storia, intesa come catena ininterrotta di atrocità, violenze e prevaricazioni – «uno scandalo che dura da diecimila anni», diceva Elsa Morante – fosse finita. Eppure bastava guardare alla ex Jugoslavia, al di là dell’Adriatico, per avere la conferma del contrario: una guerra rimossa in tempo reale trent’anni fa, e dimenticata poi. Con Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino decide di tornare a quei tempi tutto sommato recenti, e a quel conflitto, proprio mentre un’altra guerra (qui c’è il potere anticipatorio di certi scrittori) torna a scuotere l’Europa. Nel suo romanzo, Postorino pratica con grande sensibilità e forza narrativa una lezione letteraria sempre valida: i veri testimoni del tempo sono le sue vittime, chi porta addosso le cicatrici della Storia ne è il testimone più attendibile. Ma i testimoni di questo tipo quasi sempre non hanno voce, e così la letteratura svolge un fondamentale ruolo vicario: raccontare per chi non può farlo. Poiché la forma romanzesca, per sua natura, è tuttavia in grado di giocare contemporaneamente più partite, ecco che quello di Postorino, oltre che un romanzo storico, riesce a essere anche un toccante romanzo famigliare e di formazione, capace di farci riflettere e scuoterci nel profondo. Le vicende dei protagonisti diventano le nostre in poche pagine. Il premio Strega può essere un’ottima occasione perché Mi limitavo ad amare te entri al meglio nel dibattito letterario di quest’anno.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La guerra nella ex Jugoslavia è durata un decennio ha attraversato tutti gli anni novanta, ogni volta che sono qua a Senigallia e osservo il mare non posso fare a meno di pensare che dall'altra parte c'è stato un vero e proprio genocidio sotto gli occhi delle Nazioni Unite. Il conflitto è ormai alle spalle, ma a volte temo che sia stato dimenticato e del tutto sconosciuto ai ragazzi nati dalla fine degli anni novanta in poi. Rosella Postorino con "mi limitavo ad amare te" ci permette di ricordare e far conoscere il conflitto soprattutto a Sarajevo partendo da un reale fatto di cronaca quello dei bambini e dei ragazzi di Bjelave che, portati come rifugiati in Italia, sono stati dati in affido e poi adottati nonostante avessero dei genitori che disperatamente li cercavano. I protagonisti sono quattro ragazzi bosniaci Nada, Omar, Sen e Danilo che vivono il difficile distacco dalla loro terra, la nostalgia, a volte il rifiuto verso le proprie radici e il difficile rapporto con i genitori biologici e adottivi soprattutto i padri, ma una volta diventati adulti dovranno rivolgere l'attenzione a se stessi e al loro ruolo genitoriale. Ma la bellezza di questo romanzo consiste nella possibilità di riflettere anche su noi stessi,
La guerra in Bosnia è stata una pagina molto triste della storia, una delle tante purtroppo. In questo libro Rosella Postorino, che avevo già apprezzato con Le assaggiatrice, porta in primo piano lo sguardo dei bambini di Sarajevo, ovvero quelli che furono portati in salvo in Italia e che cercarono a loro modo di salvarsi. C'è chi si adatta alla nuova realtà, chi cerca di mettere una distanza abissale tra sé stesso e la guerra, chi non si rassegna a perdere le proprie origini... tutti vivranno combattendo con un dolore immenso, quel dolore che ha segnato la loro infanzia. Mi era stato descritto come un libro molto duro e triste, è vero lo è. Ma nel finale intravedo una speranza, come se ogni cosa, ognuno, fosse poi al suo posto, che sia o meno un posto nuovo. Sicuramente da leggere! Ottima scrittrice
Troppo triste
Recensioni
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