La casa editrice Adelphi è stata fondata a Milano nel 1962 da Luciano Foà, Roberto Olivetti e Alberto Zevi.
Nel 1963 Enzo Mari crea la collana dei "Classici": un progetto globale, carta, sovracoperta, contenitori.
Nel 1965, l’ufficio grafico interno, guidato da Medarse Cappelletti, ed il gruppo creatore della casa editrice – di cui facevano parte Roberto Olivetti, Luciano Foà, Roberto Bazlen e Alberto Zevi – decidono la strategia dell’immagine che farà di Adelphi un caso nel panorama editoriale italiano e internazionale. Il primo segno forte è il marchio. Questo segno, in stile orientaleggiante, è collocato nel contesto «occidentale» della cornice del piatto che reca, in tutte le collane, la dicitura epigrafica "Biblioteca Adelphi" o "Piccola Biblioteca".
Altro tocco distintivo sono le tonalità pastello che mostrano ancora oggi la forza implicita della loro delicatezza. Si può affermare che l’immagine Adelphi ha una riconoscibilità netta e dirompente, paradossalmente da più parti definita come un «urlo sussurrato». Da sottolineare infine l'accuratezza e la qualità della scelta iconografica delle copertine. La popolarità della casa editrice inizia nel 1968 con la pubblicazione di Alce Nero di John Neihardt. In catalogo cominciavano ad esserci Groddeck, Lorenz, Vita di Milarepa. La vera svolta arriva però con le traduzioni delle opere di Joseph Roth. Il successo delle sue pubblicazioni è legato soprattutto alla capacità di introdurre presso il pubblico italiano opere letterarie e filosofiche di notevole qualità e impegno, con un’attenzione particolare alla cultura mitteleuropea.
Tra gli autori pubblicati si ricordano in particolare: Alan Bennett, Friedrich Nietzsche, Georges Simenon, John Ronald Reuel Tolkien, Ernst Jünger, Jack London, Jorge Luis Borges, Joseph Roth, Bruce Chatwin, Milan Kundera, Leonardo Sciascia, Benedetto Croce, Elias Canetti e Irène Némirovsky.