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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2017
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Difficile giudicare in modo obiettivo questa nuova fatica dei longevi Iron Maiden...perchè in fin dei conti, sono 30 anni che la band inglese ci propone, sempre e comunque, il suo consueto marchio di fabbrica: puro classic metal. Questa volta, però, ci troviamo di fronte a un disco che in certi tratti ricorda il vecchio hard rock, in altri sfiora quasi il progressive, in altri ancora invece ci ricorda i migliori episodi dei dischi solisti di Bruce Dickinson. Insomma, il nuovo disco degli Iron Maiden ha qualcosa di diverso, che certamente però non è niente di innovativo. Di Killer track pure,a parte Starblind, non ce ne sono. Malgrado questo, il cd risulta assolutamente piacevole all'ascolto. Sicuramente non il miglior lavoro dei Maiden, ma certamente nemmeno il peggiore.
Sono passati ben 4 anni dal precedente album della vergine di ferro, e siamo ormai al quarto capitolo discografico dalla reunion con Dickinson. Ci troviamo così di fronte ad un album in linea con quanto visto nei due precedenti, e senza nessuna sorpresa. Ecco quindi brani lunghi senza ragione, essendo cmq sempre incentrati sul concetto di "strofa stofa ritornello strofa", senza particolari ricerche sonore o complessità di stampo prog che potrebbero giustificare tale prolissità. Ecco ancora una volta una prestazione vocale di bruce non proprio eccelsa (l'età che avanza?), ecco ancora una volta una produzione non all'altezza della fama e dei mezzi a disposizione della band. Ed ecco ancora una volta un disco senza acuti, senza la classica canzone alla maiden diretta , in your face, che ti scuote e ti esalta fin dal primo ascolto. Ora non bisogna però a questo punto pensare che siamo di fronte ad un brutto disco, tutt'altro!! Quasi ogni pezzo ha dei momenti validi, insomma la classe non è acqua, però i difetti di cui sopra non permettono alle varie "coming home", "the alchemist" , "the talisman" o "the man who would be king" di passare dallo stato di buone canzoni a quello di ottimi brani o addirittura capolavori. Insomma siamo di fronte a degli ottimi musicisti, con ancora qualche buon idea, ma senza più l'ispirazione e la creatività dei giorni migliori con l'aggravante di essere di fronte un continuo senza di dejà vu e una prolissità eccessiva. Voto 6.5/10
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