Propr. S. Allan S., regista e produttore statunitense. È indubbiamente il più popolare e affermato regista contemporaneo (suoi i più grandi incassi della storia del cinema), ma è anche un grande maestro del racconto, capace di influenzare pesantemente l'immaginario di tutto il secondo Novecento. Al culmine di una fortunata esperienza televisiva, gira il film tv Duel (1971), geniale evoluzione del road-movie che si contamina con l'incubo grazie a un controllo della narrazione che già indica la grandezza del regista. Debutta al cinema con Sugarland Express (1974), originale rivisitazione del tema dell'inseguimento fra poliziotti autoritari e marginali post-hippies, cui segue il celebre Lo squalo (1975), intelligente unione di tensione emotiva e senso dello spettacolo. Il successo economico del film, che rivisita alcuni archetipi dell'immaginario occidentale, dal leviatano a Moby Dick, narrando di una cittadina balneare americana minacciata dalle aggressioni di un gigantesco squalo, consente a S. di usufruire di ingenti budget per i lavori successivi e di realizzare così nel 1977 Incontri ravvicinati del terzo tipo, poetica e teorica incursione nei territori della fantascienza che analizza in chiave ottimistica il contatto con gli extraterrestri. Nonostante l'insuccesso del bizzarro 1941 - Allarme a Hollywood (1979), sublime impasto post-moderno e demenziale sulla paura americana di un'aggressione imminente, S. diviene, insieme all'amico G. Lucas (i due producono anche numerosi film contribuendo al lancio di celebri registi fra i quali R. Zemeckis), il più potente regista di Hollywood, e il dittico I predatori dell'arca perduta (1981) e E.T. l'extra-terrestre (1982) non fa che rafforzare la sua fama e ricchezza: S. mette infatti in mostra gli ingredienti del suo successo, cioè senso dell'avventura (incarnata nel celebre Indiana Jones che sarà protagonista anche di Indiana Jones e il tempio maledetto, 1984, e Indiana Jones e l'ultima crociata, 1989), perfetta conoscenza dei tempi del racconto, sapiente equilibrio fra commozione e autoironia, elaborazione in chiave moderna di elementi leggendari e favolistici che si fondono in una perfetta macchina spettacolare, producendo un'autentica mitologia contemporanea, in cui personaggi assolutamente «ordinari» si trovano all'improvviso alle prese con situazioni «straordinarie» ed eccezionali. I film seguenti confermano il talento e l'originalità del regista: Il colore viola (1985) è un sentito ritratto di due sorelle afroamericane, L'impero del sole (1987) un robusto romanzo di formazione tratto da J. Ballard, mentre meno riuscito è il magniloquente e retorico Always - Per sempre (1989). Torna a temi meno intimisti con Hook - Capitan Uncino (1991), variazione sulla favola di Peter Pan, e con Jurassic Park (1993), che utilizza straordinari effetti speciali per immaginare il ritorno sulla terra dei dinosauri non ritrovando però lo smalto dei film precedenti in cui riusciva a produrre geniali meccanismi della fantasia senza sfruttare banali convenzioni cinematografiche. Ma il progetto cui tiene maggiormente è Schindler's List (1993), uno straordinario viaggio nella memoria dolorosa della Shoah, un film (premiato con sette Oscar, fra i quali miglior film e regia) che emoziona, commuove, indigna e, soprattutto, rilegge con straordinario senso della fiction la più cruda pagina della nostra storia. Nel 1997 gira Il mondo perduto - Jurassic Park e l'antirazzista Amistad, mentre nel 1998 è la volta di Salvate il soldato Ryan (con cui ottiene il suo secondo Oscar), viaggio dentro la seconda guerra mondiale che insinua più di una parentesi retorica nelle pieghe di un racconto teso e a tratti brutale (clamorosa è la forza espressiva della lunga sequenza iniziale dello sbarco in Normandia). Nel 2001 condensa tutti gli elementi del suo cinema nel fantascientifico in A.I. Intelligenza artificiale, in cui riprende un progetto di S. Kubrick per mettere in scena un mondo futuro in cui è possibile la clonazione di esseri umani. Segue, nel 2002, Minority Report, tratto da un racconto di P. Dick, inquietante e allarmata interrogazione sulle nuove forme di totalitarismo rese possibili dall'avvento di nuova tecnologia di controllo e di manipolazione della personalità. Dopo Prova a prendermi (2002), divertita epopea dedicata alla figura di Frank Abagnale jr., passato alla storia come il più giovane criminale entrato a far parte della top ten dei ricercati dall'fbi, e The Terminal (2004), in cui la paradossale vicenda di un uomo costretto a vivere in aeroporto e impossibilitato a uscire dai confini rigidi e ipersorvegliati di questo non-luogo diventa metafora della perdita di identità degli individui nel mondo globalizzato, torna alla prediletta science fiction con La guerra dei mondi (2005), ispirato al classico romanzo di H.G. Wells, attualizzato e riadattato per il grande schermo con toni di forte impatto emotivo. Ritorna poi a una problematica ricostruzione storica ammantata di thrilling con Munich (2005): dopo il massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972, l'intelligence israeliana ordina l'operazione segreta di eliminazione di tutti i componenti del commando palestinese che ha eseguito la strage, in nome di un senso di giustizia al di fuori della legge. Con il procedere della missione, tuttavia, gli interrogativi e i fantasmi cominciano a tormentare e far vacillare le certezze degli uomini del Mossad e la loro originaria percezione di una netta linea di demarcazione tra torto e ragione. È ambientato, invece, in piena guerra fredda l'atteso quarto capitolo della saga dedicata all'archeologo avventuriero: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008), dove un H. Ford inevitabilmente invecchiato e affiancato dal giovane S. LaBeouf è pur sempre garanzia di imprese rocambolesche a lieto fine. Capace come nessun altro di coniugare le esigenze del grande spettacolo con un'idea di cinema che sappia interrogarsi sulle contraddizioni e le aporie della modernità, è senz'altro il nome più rappresentativo del cinema hollywoodiano a cavallo fra il vecchio e il nuovo millennio. (fm)