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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2023
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Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023
Libro vincitore del Premio Libro dell'anno di Fahrenheit, del Premio Mastercard Letteratura e del Premio letterario Mario La Cava 2023Con Ferrovie del Messico Gian Marco Griffi ci ha dato un grande romanzo corale, spassoso e commovente, giocoso e profondo, realistico e fantastico, avvincente senza tregua, scritto con una lingua quasi parlata, sempre cordiale tanto nel registro comico quanto in quello drammatico, e tuttavia letteratissima.
«Parlare di Ferrovie del Messico (Laurana Editore) difficile perché è il tentativo di dare ordine a una materia che ha il suo punto di forza nel perdersi, nel rincorrere, nel disordine spazio-temporale, nell’alternanza tra realtà e fantasia fino al punto di confondere l’una con l’altra.» - Eleonora Barsotti
Se cercate dell'avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l'ordine viene dall'alto, molto dall'alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all'istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz'armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l'abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; le due Marie, entrambe di nome Maria; Bardolf Graf, impiegato amministrativo, ignaro motore immobile di tutta la storia; Ettore e Nicolao, informatissimi e misteriosi clienti fissi del night club segreto l'Aquila agonizzante, prossimi ai partigiani; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, o poeta frenatore, o frenatore e poeta, in ogni caso alcolista e oppiomane; l'orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, amante dell'arte italiana, discutibile golfista e spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d'orfanotrofio di Ettore e Nicolao, violentata e uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, bambino morto.
Proposto da Alessandro Barbero al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:«Ferrovie del Messico merita di essere candidato al Premio Strega per la novità, e l’ambizione, del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura: il romanzo è scritto in una lingua versatile e mutevole, spesso apparentemente orale ma in realtà letteratissima, che attinge a tutte le risorse dell’italiano, delle parlate regionali, dei linguaggi specialistici, e financo a gerghi furfanteschi e fantastici. Pubblicato da un piccolissimo editore, cosa che ulteriormente giustifica la sua candidatura, ha raggiunto un vasto pubblico soprattutto grazie al passaparola dei lettori e all’entusiasmo dei librai. In un panorama letterario come quello italiano, che sembra oggi dividersi tra il racconto quasi giornalistico di «storie vere», possibilmente tragiche, e il rimuginamento sull’eterna crisi della famiglia borghese, Ferrovie del Messico si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Tanto per rimanere in tema con il libro, ho usato un termine strano: quello che definiva la “palla pazza” dai rimbalzi imprevedibili degli anni ‘90. Così è questo libro: ad ogni capitolo un nuovo imprevedibile rimbalzo, se non più di uno, con storie personaggi termini che ti fanno ricominciare da capo a cercare una trama. Esercizio interessante ma per pochi è sicuramente non per 800 pagine di un libro impossibile da maneggiare per mole e dimensioni. Finito di leggere “per tigna” come si dice a Roma, ma assolutamente non da consigliare.
Leggere questo romanzo è stato come andare sulle montagne russe, sali e scendi con ritmi diversi, tra accelerazioni e rallentamenti. Non sempre ammalia, a tratti annoia. Ma complessivamente divertono i continui rimandi ad altri autori, ad altri generi. Finzioni di Borges, la vita nova di Dante, la letteratura sudamericana...ma su tutti ho trovato che riprende in chiave ironica e leggera i temi di Sotto il vulcano di Malcon Lowry...il mal di denti di Cesco come l'ubriachezza del protagonista, le ferrovie del Messico, le piantine...i percorsi on the road, la seconda guerra mondiale, antisemitismo...Nel complesso da leggere, diverte.
“ […] se la fotografia è davvero l’arte del mostrare di quanti istanti effimeri e irrisori la vita sia fatta, e se rivelandoli permette di scoprire quante emozioni si celino nell’effimero e nell’irrisorio, nel marginale e nell’irrilevante, tante che si potrebbe ben dire che la vita stessa è un susseguirsi ingarbugliato e irrisolto di momenti effimeri e irrisori (i momenti rilevanti ed essenziali altro non sono che nodi sciolti dal fato, o dalla volontà umana che si ribella a esso) […] «Ritratto superfluo di un bambino meravigliosamente superfluo in un giorno di sole superfluo, con amore bellissimo e superfluo». Quel giorno - non ricordava perché - le aveva domandato il significato della parola «superfluo»; lei gli aveva preso la mano e aveva sorriso, lo aveva stretto forte a sé, lo aveva sbaciucchiato. Mentre lui provava a ritrarsi da quella morsa d’amore, la madre gli aveva detto: per esempio, gioia mia, per molti uomini è superfluo l’amore, come se fosse un sentimento minore, da femmine, come se i maschi ritenessero superfluo tutto ciò che non riguarda il guerresco, l’eroico, il potere, il denaro. Ricorda che nulla conta di più al mondo di un sentimento superfluo, di un amore superfluo, di una storia superflua, di una poesia superflua, oppure del ritratto superfluo che una madre disegna per il proprio figlio. Aveva preso un foglio bianco e una matita, aveva disegnato Ce-sco sorridente e pensieroso. Niente è più bello di un sorriso superfluo, gli aveva detto sua madre. […] È come se la mia corazza d’amore per la vita fosse continuamente sbocconcellata dal pesce del grottesco e da quello del tragico, e l’unico modo per proteggermi, per ripararmi, è un certo modo di guardare al mondo, un lirismo. Essere lirici e ironici è la sola cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta. Io abito il mio lirismo.” Ferrovie del Messico, Gian Marco Griffi ~ Laurana Editore Milano Enciclopedico, tragicomico, emozionante, bello.
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