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Anno edizione: 2021
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In questa nuova commedia gialla di Marco Malvaldi, ambientata in pieno lockdown, i Vecchietti del BarLume sono ancor più protagonisti e sottili risolutori. Il loro sguardo è più che mai penetrante nelle ingiustizie sociali e nelle diseguaglianze messe in risalto dal momento tremendo. Ma sarà Massimo, come al solito, a mettere la parola fine a tutta l'intricata indagine, con tanta capacità di entrare in sintonia col prossimo, e un'arguzia in più che sorprende tutti.
Sono i giorni del Covid. Per la prima volta nei loro ottant'anni suonati, i Vecchietti del BarLume si sentono tali. Sono isolati e dubitano di avere ancora un futuro. Il tempo gli svanisce spulciando «ogni tipo di statistica sul virus esistente al mondo». Il bancone di Massimo il Barrista, fino a ieri cabina della macchina del pettegolezzo investigativo, è vuoto di chiacchiere. Persino la mamma di Massimo, la Gigina, è ritornata a casa, un piccolo tormento in più nelle giornate di Massimo, e una voce spiritosa che si aggiunge al gruppo toscaneggiante; ingegnere geniale in giro per il mondo, con un intuito più acuto perfino del brillante figlio. Ma provvidenzialmente l'occasione «per non farsi i fatti loro» arriva. Alice, la vicequestora fidanzata del Barrista, bloccata in Calabria per un corso di aggiornamento per poliziotti, commette l'imprudenza di chiedere un'informazione innocua a uno dei vecchietti: quanto basta per insospettire la maldicenza e così scatenare i segugi venerandi. In Calabria c'è stata una strana doppia morte di due anziani coniugi. Lui, proprietario di una catena di pizzerie, è stato fulminato da una fucilata mentre era in coda al supermercato; forse criminalità organizzata. La moglie è morta per una ingestione di botulino. Anche se condannati a comunicare via computer e telefonini, per i vecchietti le coincidenze continuano a non esistere. Ritrovando il metodo confusionario che li ispira, il turpiloquio creativo, il dialogo immaginosamente sferzante, risolvono in smart working un intrigo a più piani. Ma usando anche tutta la pietà e la solidarietà sociale, che fu a lungo l'idea-forza di quella generazione. In questa nuova commedia gialla di Marco Malvaldi, ambientata in pieno lockdown, i Vecchietti del BarLume sono ancor più protagonisti e sottili risolutori, con tutte le balordaggini che si trascinano a ogni passo. E il loro sguardo, pur appannato, è più che mai penetrante nelle ingiustizie sociali e nelle diseguaglianze messe in risalto dal momento tremendo. Ma sarà Massimo, come al solito, a mettere la parola fine a tutta l'intricata indagine, con tanta capacità di entrare in sintonia col prossimo, e un'arguzia in più che sorprende tutti. Così, l'autore, avventurosamente, rappresenta in trasparenza la condizione di tutti gli anziani e ricorda la necessità dei valori che li animano.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Nel mondo è scoppiata la pandemia e il covid, naturalmente, è arrivato anche in quel di Pineta. Alice è bloccata in Calabria per un caso intricato, Massimo ha preso 8 kg e il Barlume per campare consegna aperitivi a domicilio su idea di Marchino. I nostri vecchietti, con il solito acume e aiutati dalla tecnologia per riunioni telematiche, riusciranno a risolvere brillantemente anche questo caso. Attuale, ironico, ben scritto, ormai una garanzia del giallo italiano.
Siamo all’inizio della pandemia di COVID e il lockdown impedisce ai vecchietti del Bar Lume di incontrarsi come consuetudine per una partita a carte e due chiacchiere. Una lettura leggera, semplice, senza pretese, per passare un po’ di tempo senza impegno in serenità.
Le bolle di sapone scoppiano in aria con quella vena di malinconia, che è propria dei sorrisi segnati dal tempo. Con i toni della commedia gialla riviviamo i drammatici giorni di quando la paura del virus aveva come unico argine al contagio il lockdown. La comitiva dei vecchietti affiancati da Massimo è costretta a una indagine da remoto, virtuale e doppiamente a distanza, dato che i fatti delittuosi, si sono svolti in Calabria dove Alice è impegnata in un corso di aggiornamento. Queste imposizioni anziché frenarne l’arguzia, l’acuiscono, perché la distanza e il minor coinvolgimento nei fatti permette loro una maggiore imparzialità e un punto di vista più ampio. Nonostante il distanziamento personale evocato, leggendo “Bolle di sapone” è inevitabile sentirsi parte dell’indagine e questo è merito, oltre che del punto di vista virtuale – che rende i lettori allo stesso modo investigatori, anche del riconoscimento e condivisione di tutte quelle dinamiche scaturite e divenute tipiche nei mesi del lockdown. Al ritmo cadenzato dalle videochiamate giungiamo insieme ai protagonisti alla più ardita e triste risoluzione del caso, tra supposizioni, possibilità, coincidenze e infine allo sconvolgente colpo di scena dell’epilogo. Con leggerezza all’intreccio si sovrappongono considerazioni sul mondo del lavoro, in particolare circa quegli ambiti – ristorazione e corrieri, più colpiti e coinvolti dal lockdown e una riflessione inaspettata e profonda sul rapporto genitori-figli e più in generale sul rapporto tra vecchi e giovani: “Esistono persone che farebbero di tutto, per un figlio”, esistono giovani che farebbero di tutto per dei vecchietti: “Quando ero giovane, i vecchi raccontavano le storie ai giovani. Ora, sono i giovani che le raccontano ai vecchi. Scosse la testa. – O forse lo hanno sempre fatto, e i vecchi non se ne accorgevano. In realtà, nemmeno i giovani si accorgono delle storie che gli raccontiamo noi vecchi, sennò ogni tanto ci manderebbero a quel paese”.
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